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Creare una Startup - mettersi in proprio da casa per "rivoluzionare" il mondo del lavoro

Creare una Startup – mettersi in proprio da casa per “rivoluzionare” il mondo del lavoro

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Linda, mamma divorziata ed ex dirigente, si mette in proprio da casa e fonda una startup per connettere talenti nel mondo del lavoro

Ci vuole coraggio, intraprendenza, passione e una buona dose di conoscenze per scegliere di investire in una startup. Ma chi dice che non sia possibile?

Se anche tu hai un’idea che ti frulla in testa e vorresti creare il tuo business online e diventare una mamma imprenditrice allora sei finita sul blog giusto 🙂

In aggiunta ai numerosi articoli di incoraggiamento per tutte quelle mamme che vogliono crearsi qualcosa di proprio, oggi voglio presentarti Linda, mamma divorziata ed ex dirigente che, dopo aver detto basta al mondo delle grandi corporazioni, decide di sfruttare il proprio talento e le proprie conoscenze acquisite per diventare coach freelance e fondare una startup decisamente innovativa (di cui scopriremo più dettagli in seguito).

Prima di tuffarci nella storia di Linda, vorrei ancora una volta fare una breve introduzione.

Ho creato questo progetto di collaborazione con tantissime mamme che hanno scelto di lavorare da casa allo scopo di fornire aiuto e inspirazione a te che vuoi crearti un lavoro da casa ma non sai da dove cominciare. A te che sei in dubbio se sia davvero possibile reinventarsi e mettersi in gioco nel digitale solo con le tue capacità e passioni. E infine per te, che stai cercando una via d’uscita da un lavoro che non ami o una situazione economica precaria. Spero quindi che le storie di queste stupende e intraprendenti mamme possano diventare il tuo inizio o la scintilla per fare quel primo passo che tanto desideri.
Siamo anche oneste e non indoriamo la pillola per nessuno. Queste mamme si sono fatte il mazzo, niente è piovuto da cielo.. Ma sono la dimostrazione vivente che i sogni e le passioni si possono trasformare in molto di più.

Ma ora bando alle ciance e andiamo a conoscere Linda, una donna deliziosa con la quale ho avuto la fortuna di chiaccherare al telefono e che ha tantissimo da offrire a chiunque voglia mettere il proprio talento sul mercato. (magari è anche il tuo caso, chissà)

Ciao Linda, parlaci un po’ di te e di com’è nata l’idea di creare una startup da zero

Ciao! Sono di origine Olandese, nata a Milano con due figli di 22 e 24 anni. Ho cresciuto da sola i figli dopo il divorzio quando loro avevano appena 3 e 4 anni. Allora avevo ancora un lavoro a tempo pieno come dirigente nel mondo della consulenza e le opzioni di part-time o lavoro da casa semplicemente non erano contemplate.

Amo lavorare adesso, crescere la mia start-up, condividere la mia esperienza ed aiutare gli altri. Lo faccio spesso e volentieri senza essere pagata, quindi la considero una passione, una ragione di vita. Oltre a questo amo il ballo e soprattutto il tango argentino, che ovviamente in questo periodo è svanito a causa del Covid.

Al momento lavoro da casa a Milano con mio figlio, che sta facendo uno stage in “smart working”. Dopo essere uscita definitivamente dal mondo delle grandi corporazioni, ho iniziato a lavorare come freelance coach e consulente ed ho fondato una startup digitale chiamata Connecting Talents: una piattaforma di collaborazione e condivisione del talento.

Cosa ti ha spinto a scegliere di metterti in proprio lavorando da casa e quali step hai compiuto per creare la tua startup?

Dopo essere uscita dall’azienda ho finalmente potuto gestire i tempi a modo mio, anche per affrontare una malattia importante che ho sviluppato a causa di una puntura di zecca non molto tempo dopo. Lavorare da casa era l’opzione più naturale ed anche economica per una “startupper”/freelancer.

Inoltre, da un lato avevo sviluppato una forte “allergia” per gli ambienti di lavoro tossici, maschilisti, volti al potere con strutture rigide che non permettono di innovare e crescere. Dall’altro, la mia condizione di salute ha definitivamente sancito il lavoro da casa (o itinerante) come migliore soluzione. Finalmente! Dopo aver sofferto profondamente per tanti anni del fatto di non “esserci” per i miei figli, dato che durante la loro infanzia io lavoravo 50- 60 ore a settimana…

Come freelance al momento faccio prevalentemente attività di coaching, aiutando sia manager che privati nel loro percorso di crescita e trasformazione professionale. Dedico però la maggior parte del mio tempo allo sviluppo di Connecting Talents, la mia startup appunto.

Sono stata fortunata perchè quando sono stata licenziata, la multinazionale per cui lavoravo mi ha pagato un’ottima liquidazione. Questi soldi li ho investiti tutti in Connecting Talents. Quindi avevo risorse per sopravvivvere. Poi ho trovato due co-founder meravigliose che hanno investito moltissimo tempo e soldi, e soprattutto energia. Costruire un business da soli è oltremodo faticoso e se non avessi prima dedicato un anno a costruire un team che ci crede, oggi non sarei qui. Poi ho dovuto “affrontare” lo scettiscismo sottile della famiglia, che non ha una storia imprenditoriale, quindi che tuttora è preoccupata del mio futuro economico.

Ho una formazione accademica in business (BBA/MBA) ma dopo 15 anni di consulenza strategica/organizzativa mi sono specializzata in tematiche di risorse umane (talento, leadership, performance, welfare, stipendi, organizzazione etc.) Sono fiera di essere stata tra le prime donne manager in Italia a promuovere attivamente le politiche di Diversity & Inclusion” nelle aziende.

Nel 2011 questo tema era ancora quasi un tabù!

Raccontaci della tua startup: com’è nata l’idea e che benefici porta al mondo del lavoro?

L’idea e nata 5 anni fa, quando mi sono tuffata pienamente nel tema che più mi appassiona da sempre: “The Future of Work”, la trasformazione del mondo del lavoro. Facendo ricerca ad ampio spettro, ho puntato su una forma di lavoro che credo sarà sempre più diffusa: lo scambio di talenti.

Infatti molte persone si trovano a dover affrontare una gap enorme tra la teoria, cioè le competenze che si apprendono a scuola, all’università ed (oggi soprattutto) online, e la pratica, ovvero l’esperienza lavorativa reale che viene ricercata dalle aziende. Connecting Talents aiuta le persone a colmare questa lacuna di esperienza significativa e di fiducia nel proprio talento offrendo un “matching” con possibilità di collaborazione con startup e progetti di innovazione sociale. Queste realtà realizzano idee interessanti, appassionanti ed hanno un forte bisogno di competenze e talenti per crescere, ma non hanno le risorse economiche per pagarle.

Quindi tra queste due realtà è possibile uno scambio proficuo che fa crescere i talenti da un lato ed il progetto dall’altro. Siamo partiti con un’idea campata per aria 5 anni fa insieme alle mie 2 co-founders (una ad Amsterdam, una a Francoforte), dopo 18 mesi abbiamo trovato il nostro team tecnico (italiano) che ci crede moltissimo ed insieme abbiamo creato 1 milione di righe di codice che oggi sono il core funzionale della piattaforma.

A febbraio 2020 finalmente sono pronti gli strumenti di codifica, matching di talenti e collaborazione, i giochi, le possibilità di pagamento…Insomma, tutto pronto al lancio.

Arriva il Covid. Fermi tutti, ferma tutto. In 12 mesi il mercato del lavoro ed il nostro mercato sono cambiati drasticamente, come non ci si poteva nemmeno immaginare. Da un lato, tante opportunità: finalmente milioni di persone che conoscono e apprezzano il lavoro in remoto/virtuale, la collaborazione online (che è alla base della nostra piattaforma) ormai è la norma… Dall’altro, sparite le persone disposte a lasciare il proprio lavoro fisso per inseguire il proprio sogno o talento, spariti i finanziatori, ferme tutte le start-up con cui stavamo lavorando.

Oggi, dopo 12 mesi di studio e ricerca, abbiamo deciso di aprire Connecting Talents in Italia, dedicata soprattutto alle donne. Quelle che sono state licenziate in massa in questi mesi, quelle che devono conciliare lavoro, figli in DAD, mariti tradizionali, genitori anziani. Una grande scommessa, tanti rischi ma anche tanta energia frizzante di altre donne (come l’autrice di questo blog), che ci credono e ci provano.

Il nostro lavoro è dedicato ai segmenti di popolazione che sono più emarginati dalle belle opportunità di lavoro: le donne appunto, i giovani neolaureati, gli immigrati, gli over 50. Contemporaneamente aiuteremo i progetti di innovazione a crescere quando oggi il tasso di fallimento è veramente altissimo: un enorme spreco di potenziale solo perche i progetti non trovano i talenti giusti con cui collaborare. Intendiamo certificarci come B-Corp, quando sarà possibile.

Sei felice di aver scelto di fondare la tua startup e lavorare da casa?

Lavorare da casa offre tanta libertà, comodità e risparmio economico, ma di contro ha che c’è poca vita sociale (che è importantissima). Tornando indietro farei le stesse scelte di vita, ma diventerei imprenditrice del mio talento e freelance molto prima (non mi sarei lasciata sedurre da una posizione piena di fama e potere in un mondo aziendale tossico), avrei fatto part-time e part-time e part-time quando i figli erano piccoli e me li sarei goduti molto di più (il mio più grande ed inconsolabile rammarico).

La vita lavorativa delle donne dura sì e no 50 anni: c’è tutto il tempo per far carriera, godersi la vita, investire su se stesse, stare con i figli… Non è necessario fare tutte queste cose tutte insieme allo stesso momento. Bisogna prendersi il tempo per sè stesse. Questo è il consiglio che darei alla me stessa di anni fa e che darei alle altre mamme lavoratrici.

Per conciliare la mia vita lavorativa con la vita di mamma cerco di mantenere una mentalità olandese. Ho cresciuto mio figlio in modo moderno: lui cucina, partecipa in tutto ed è autonomo al 100%.

Sono grata alle mie co-founder, i miei partner e altri start-upper con cui condivido gioie e dolori e cerco continuamente di lottare contro la paura del fallimento. La mia più grande motivazione è quella di far crescere il talento degli altri e, per farlo, devo mantenere alta la fiducia, tenacia e resilienza in faccia alle difficoltà enormi che hanno le startup femminili (in Italia).

Dove trovare Linda e la sua startup Connecting Talents

Qui sotto potrai trovare i contatti di Linda e il suo sito web, ma prima voglio aggiungere un paio di commenti a questa incredibile intervista:

  1. Non lasciarti scoraggiare dall’investimento monetario che Linda ha dovuto affrontare. Non tutte le startup lo richiedono ed esistono anche finanziamenti pubblici. Se anche tu hai il sogno di creare la tua startup, ti consiglio vivamente di informarti a riguardo.
  2. Hai notato come Linda abbia saputo trasformare un momento devastante come quello che abbiamo appena passato a causa del Covid in un’opportunità per cambiare leggermente rotta e rispondere ad un immediato bisogno? Mi riferisco alle donne che hanno perso il lavoro per stare a casa con i figli durante la pandemia. Questo è il tipo di mentalità che fa la differenza se vuoi diventare imprenditrice.

Detto questo, ecco dove potrai trovare Linda e la sua Connecting Talents:

Ti consiglio vivamente di andare a dare un’occhiata, chissà che non si aprano nuove opportunità anche per te.

Qual’è stata la tua parte preferita di questa intervista? Fammelo sapere in un commento!!

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